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Gino Paoli rende omaggio a Ciampi e Tenco

Stra

Gino Paoli ha reso omaggio ai vecchi amici di un tempo lontano lontano: Piero Ciampi e Luigi Tenco. Lo ha fatto in un'occasione speciale, il concerto-incontro dedicato ai due "Maledetti amici" ospitato dal Salone del Tiepolo di Villa Pisani realizzato da Les Vieux Copains come l'anno scorso per l'omaggio a Leo Ferrè.

La serata di musica e ricordi, ha avuto un considerevole successo di pubblico in un tardo pomeriggio grigio e alla fine piovoso.

Sala piena, sul palco una specie di dependance del Club Tenco, quello nato prima a Venezia e poi cresciuto a Genova.

Con Giuseppe De Grassi a fare da cornice con estratto del suo libro "Maledetti amici" e il giornalista e critico d'autore Enrico De Angelis a dare un senso compiuto al tutto e a far da stimolo.

Gino arriva per ultimo sul palco dove per due ore si sono esibiti musicisti con la canzone d'autore nel cuore, Pino Pavone, che fu amico e collaboratore di Ciampi, Gianluigi Cavaliere e i Chantango che si sono assunti l'onere di fare da "sostegno" per gran parte dello show, con Ivan Tibolla al piano, Fabio Rossato all'accordeon, Romeo Pegoraro al contrabbasso, Gabriele Bellu al violino.

Ci sono letture e riletture delle canzoni dei due autori scomparsi, con la felice vena di Augusto Forin, di Roberto Nardin e di Marco Ongaro, per non dimenticare la visione tutta femminile di Tenco proposta dalla vicentina Raffaella Benetti.

Paoli, compare sornione a prendersi una serie di applausi convinti e commossi. Raccointa l'alktra faccia di Ciampi e Tenco, quella allegra, divertita, degli scherzi musicali, il piacere dello stare assieme che poi portò per caso un gruppo di amici a fare ciò che non volevano nè avavno mai progettato di fare: i cantautori.

«Ci trovammo tutti a Milano, grazie a Nanni Ricordi che metteva sotto contratto chiunque avesse una proposta "diversa" - racconta - e forse ci mettemmo tutti a cantare per non lasciarci soli a vicenda. Ma avevanmo altri progetto. Io facevo il pittore, ero un grafico pubblicitario a 36mila lire al mese. Giampiero Reverberi, l'unico musicista profesionista del gruppo, me ne offrì 32mila per incidere quattro canzoni. Feci due conti e dissi subito di sì. I cantanti allora erano retribuiti a incisione come un qualsiasi musicista. Le canzoni di Reverberi non erano male, ma i testi noin erano granchè. Quando mi propose "Ciaikovski cha cha cha" mi rifiutai. decisi di scrivere io un testo e venne fuori "La gatta"».

Paoli ha in progetto un gran ritorno assieme a Ornella Vanoni. A settembnre si divideranno nuovamente un disco, con tredici canzoni e almeno cinque duetti. A gennaio saranno in tour insieme, per produrre ancora un disco dal vivo e un dvd: «Mi farebbe davvero piacere poter tornare alla fenice di venezia - propone - anche perchè mi pare adatto. Anche noi siamo cantanti che risorgiamo periodicamente dalle ceneri».

E regala una canzone inedita, una grande delicata ode ai sogni che non ha ancora un titolo: «Non dò mai titoli alle mie canzoni - rivela - ma capita che qualcuno ascolti e dica: chiamala così. È successo anche per "Il cielo in una stanza"». A lui le canzoni a volte gli riescono bene, altre meglio. Questa appartiene decisamente alla seconda categoria. Dopo oltre tre ore di un raffinato show, la folla tributa a Paoli e ai suoi amici una convinta Standin' ovation.

Giò Alajmo

articolo tratto da "IL GAZZETTINO" di Venezia del 24/05/2004  

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