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OGNI SUA CANZONE ERA UNA LETTERA A MARISA

Il più giovane dei cantautori, Luigi Tenco, e l'attrice debuttante Marisa Solinas, si amavano fin da ragazzi, ma se lo sono detto solo pochi giorni fa

di Osvaldo Pagani
articolo del 5/11/1961

Nessuno lo sapeva, ma "Il mio sogno", "Ti ricorderai" e le altre canzoni che rapidamente hanno condotto Luigi Tenco, il più giovane dei nostri "cantautori", alla larga popolarità dei juke-box, erano altrettante lettere d'amore non spedite. Non lo sapeva neppure l'ispiratrice e destinataria di queste missive dal tessuto tenero e malinconico, nutrite di slanci frenati dal dubbio, di illusioni esitanti, di speranze alimentate in silenzio. lo ha saputo solo pochi giorni fa, e la rivelazione è stata per lei un modo di capire anche se stessa, di scoprire in fondo al proprio cuore un sentimento cresciuto pian piano, e finora inascoltato.
Si chiama Marisa Solinas, la protagonista di questa timida e delicata storia d'amore, degna del romanticismo d'altri tempi: è proprio la ragazza dai grandi occhi scuri e profondi, dalla gran chioma bruna, dal sorriso gentile e schivo, che, scelta dal regista Mario Monicelli per la parte femminile dell'episodio da lui diretto in "Boccaccio '70", è ora indicata come la più giovane delle attrici destinate a un immancabile successo.
Marisa e Luigi si conobbero molti anni fa, quando erano ancora due adolescenti; lo scenario dei loro primi incontri furono gli scogli di un'appartata spiaggetta genovese, battuti dalle onde di un infuriato mare invernale. Luigi, che è nato in un paesino vicino ad Alessandria, e solo a dodici anni si era trasferito nella capitale ligure con la famiglia che vi aveva impiantato una grande azienda vinicola, tra i muri cittadini e il frastuono del traffico soffriva di acuta nostalgia per la vita libera condotta da bambino tra le colline delle Langhe: solo il mare lo compensava in qualche modo, e non erano rare le volte che "bigiava" la scuola per regalarsi lunghe passeggiate solitarie e lunghe meditative contemplazioni davanti all'acqua verde, guarnita di spuma candida. Marisa, di famiglia sarda, ma residente a Genova, sfuggiva volentieri alla sorveglianza dei genitori che gestivano un bar, per concedersi anche lei un'ora di solitudine in riva al mare. Fu così che un giorno i due ragazzi si incontrarono.

Come nacque "Quando"

Quando si hanno quattordici, sedici anni, è facile diventare amici, con la fresca spontaneità di un identico sentirsi giovani e inquieti; è facile trovare abbastanza fiducia reciproca da confidarsi i sogni più segreti, le più ambiziose speranze per l'avvenire che si offre, colmo di promesse. Lui parlava di studi universitari da intraprendere con la massima serietà, di carriera da costruire con il più fermo impegno; lei aveva invece propositi più audaci: la Callas, allora all'apice del successo, era il suo idolo, diventare una grande cantante lirica come lei era il suo sogno.
Dopo il primo incontro tra Marisa e Luigi non corsero promesse di rivedersi; eppure, di tanto in tanto, come per un tacito accordo, i due ragazzi si ritrovavano, e via via si scambiavano ancora le loro confidenze, si raccontavano i fatti più importanti delle loro giornate. Quando (ed erano già trascorsi alcuni anni) Luigi annunciò di essersi iscritto alla facoltà di scienze politiche, e Marisa dal canto suo disse di aver iniziato un corso per cantanti lirici, gli incontri in riva al mare erano divenuti per loro una consuetudine.
Eppure non si erano mai scambiati una parola, né un gesto d'amore: forse in quella reciproca attrazione che li portava a cercarsi, e a trascorrere insieme ore deliziose, non sapevano riconoscere un sentimento diverso dal più franco cameratismo; forse non se lo domandavano neppure; quelle ore, quelle confidenze bastavano alla semplicità dei loro anni.
Intanto Luigi aveva fatto amicizia con Gino Paoli, un giovane pittore che dedicava però alla musica leggera almeno altrettanta passione che alla tavolozza, e dichiarava agli amici che, se ci si fosse messo, avrebbe saputo far molto meglio lui di tanti celebratissimi autori del mondo delle settenote; Luigi invece, in fatto di musica, non accettava che jazz della qualità più eletta, si intestardiva a suonare il sassofono, e mostrava sprezzante sufficienza per le canzonette.
Quando Marisa gli annunciò di aver abbandonato le ambizioni di cantante lirica per dedicarsi proprio alle canzoni, fu certo un duro colpo per Luigi; tanto più che, presa questa decisione, Marisa se ne sarebbe andata da Genova per trasferirsi a Milano insieme alla madre.
Per diversi anni i due amici ebbero solo rare occasioni di rivedersi, ma Luigi era sempre stranamente informato, in ogni particolare, della carriera canora di Marisa. E una sera, trovandosi a conversare con Gino Paoli e con il maestro Reverberi, disse di aver composto una canzone. Paoli, allora al principio dei suoi successi musicali, lo costrinse a cantarla, e mentre lui, scontrosamente, accennava il motivo, Reverberi lo trascriveva rapidamente sul pentagramma. Era nata "Quando", la canzone che rivelò Tenco come "cantautore".

Un colpo di fortuna

Lo stesso giorno in cui il disco di "Quando" apparve in vendita, Marisa Solinas ebbe da Monicelli l'offerta di interpretare "Renzo e Luciana". Era un formidabile colpo di fortuna per la ragazza che, non molto più fortunata nel mondo della canzone che in quello della lirica, approdata come tante altre alle soglie di Cinecittà, s'era sottoposta, ma senza grandi speranze, a uno sfibrante provino.
Il suo primo pensiero all'annuncio dell'incredibile vittoria fu di comunicarla a Luigi, il ragazzo che, anche se i loro incontri erano ormai molto rari, restava per lei il migliore amico. E Luigi, subito dopo, compose di getto "Il mio sogno", la canzone che lo condusse al successo.
Questo ristabilì i legami tra i due giovani. Ormai Marisa, impegnatissima a girare "Renzo e Luciana", appena aveva un momento libero telefonava a Luigi. Come al solito erano solo conversazioni di affettuosa amicizia; ma poi lui si rifugiava nella sua stanza della pensione milanese dove da poco si era trasferito e, con la voce di lei, che gli risuonava ancora all'orecchio, componeva "Ti ricorderai", "Il tempo passò", "In qualche parte del mondo": altrettante lettere d'amore dedicate a Marisa e non spedite.
Nessuno lo sapeva; neppure Marisa. Lo ha saputo solo pochi giorni fa quando, scritturata dal regista Pontecorvo per una parte nel suo prossimo film "Le soldatesse", ancora una volta ha sentito il bisogno di partecipare a Luigi la sua gioia, e da Roma ha preso il primo treno per Milano. E' stato un incontro che ha permesso anche a lei di leggere finalmente nel proprio cuore, dove ormai il nome di Luigi non è più scritto soltanto come quello di un caro amico.
Osvaldo Pagani



articolo tratto da "Settimana INCOM" n.44 Anno XIV del 5/11/1961

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